mercoledì 20 febbraio 2008

LA VINCITORA

Ecco la copertina vincitrice del grande concorso Scòzz vs Scòzz.

A sorpresa è ricicciato dal cestino, ed ha sbaragliato la concorrenza, un antico Scòzz frigideriano, che avevo proposto in primissima battuta, ma che mi era stato rifiutato al volo come troppo scherzoso, troppo privo di autorevolezza. Poooi, a distanza di mesi, è stato ripescato e "aggiustato" con motivazioni arcane, a me non fornite: mutati in peggio il font, il lettering, i colori, insomma le scritte di titolo ed autore, ed eliminato un piccolo fumetto, col quale il pube rossissimo mi chiedeva perchè, uf, non la pianto mai. IO l'avevo lasciato a significare che ogni tanto anche per noi Bimbi la Figa è Magica e Parlante, e surtout che così è anche il libro, e strasurtout che così io intendo l'Arte Bimba: magica e parlante, ed i suoi Autori devono possedere Tigna, Tigna, Tigna. Meraviglia. Passioni segrete e un po' marcine. Innocenza. Voglia di delinquere, col cervello, col naso, con la matita, ecc ecc ecc ecc ecc ecc.
Sottigliezze da rompicoglioni che si sarebbero perse in una copertina pur sempre rivolta ai passanti frettolosi, deve aver ragionato l'Editore; il quale, ragiono io, è meno portato alle sottigliezze degli autori, e più alla fretta dei clienti.
La gente, d'altra parte, saranno contenti: ancora una volta la mano umana ha sconfitto il compiu, Photoshop vaffanculo, viva gli artigiani, viva la matita, vade retro silicio, vade retro duemila. Su in alto, a destra, sostengo che
HANDMADE IS DEAD, ma tutti s'affannano a darmi torto. E' lo strumento che fa la differenza, e non il cervello? Be', perchè no, dico, in effetti la si può benissimo vedere anche così, ma perchè allora mi girano le uàllere? Possibile che non mi stia mai bene gnente?

(Questa è la cover perditora).

17 commenti:

Unknown ha detto...

Sì! Sì! Sì! Sì!

Anonimo ha detto...

anch'io sì sìì sììì
sebbene anche alcune altre...
quest'autore brontola sempre, anche quando scrive, dunque aspettiamo di leggere, no? quando, quando QUANDO?

p.s. non morire prima di morire mi piace, bella frase, bravo scòzz, anche stavolta! (in rif a post successivo)

Anonimo ha detto...

Ma non è mia, cicci; ripeto che è un proverbio afgano, tradotto da un colonnello inglese quando là a rompere il cazzo c'erano gli inglesi. Prima o poi proporrò alla Connie Editore di fare un libriccino con cento proverbi afgani, pittati da ME.

Anonimo ha detto...

però devi pittarli! stai disegnando poco!

noi fanssscoz aneliamo anke a storielle a quadretti...
cmq avevo capito ke nn era tuo il proverbio, so leggere, non è una tua esclusiva, ma capito anke ke l'avevi scelto, scovato, citato... anke per kuesto si può essere bravi, zà?
come noi ziamo bravi a scegliere te! slurp!

e poi posta di più! azz

Anonimo ha detto...

Bravi a scegliere me? A censurarmi le copertine siete ancora più bravi. Fatelo con Liechtenstein.

Redazione Scuola di Fumetto ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Errata corrige.

RGB è una sigla che sta per Red, Green, Blue.
Non è italiano, non sta per Rosso, Giallo, Blù.
Il colore elettronico segue regole diverse dai colori primari in pittura.

I pixel elettronici sono formati da diodi riportanti i tre colori rosso, verde, blu, che in varie proporzioni formano una vasta gamma di sfumature (siamo lontani dai colori reali, in ogni caso).

Basta aprire Photoshop o Illustrator, attivare la palette colori, e portare i rispettivi cursori R, G e B a 0 (tutto a sinistra).

Per quanto riguarda il fatto della superiorità della colorazione a mano sul computer, dal punto di vista del pregio del lavoro lo è indubbiamente, peraltro ritengo impossibile il disegno sulla tavoletta grafica. La carta è ovviamente un'altra cosa. Tuttavia, per quanto riguarda la colorazione, la questione sta come sempre "nel manico" . Ho visto anche cose molto interessanti colorate con Photoshop.

Anonimo ha detto...

Errata corrige.

RGB è una sigla che sta per Red, Green, Blue.
Non è italiano, non sta per Rosso, Giallo, Blù.
Il colore elettronico segue regole diverse dai colori primari in pittura.

I pixel elettronici sono formati da diodi riportanti i tre colori rosso, verde, blu, che in varie proporzioni formano una vasta gamma di sfumature (siamo lontani dai colori reali, in ogni caso).

Basta aprire Photoshop o Illustrator, attivare la palette colori, e portare i rispettivi cursori R, G e B a 0 (tutto a sinistra).

Per quanto riguarda il fatto della superiorità della colorazione a mano sul computer, dal punto di vista del pregio del lavoro lo è indubbiamente, peraltro ritengo impossibile il disegno sulla tavoletta grafica. La carta è ovviamente un'altra cosa. Tuttavia, per quanto riguarda la colorazione, la questione sta come sempre "nel manico" . Ho visto anche cose molto interessanti colorate con Photoshop.

Anonimo ha detto...

"RGB è una sigla che sta per Red, Green, Blue. Non è italiano, non sta per Rosso, Giallo, Blù".
Ecco un esempio tipico di ciò che più mi sta sul cazzo: l'ERRORE da disattenzione, mortale. Cose che conosci a menadito, ma che ti escono storte solo perchè sei stanco e/o scemo, E POI NESSUNO RIESCE PIU' A SCOVARLE E RADDRIZZARLE, e a te s'appiccica l'odorino dell'ignorantello-saputello-cazzàro
Ma quale italiano, dio bono, l'italiano nel mondo elettronico non esiste proprio, come m'è uscita 'sta cazzata?
Me la sono segnata, pronta per la seconda edizione.
TANX

Anonimo ha detto...

Sono un autore Disney da vent’anni, quindi né di primo pelo né esordiente (qualche migliaio di tavole e qualche centinaio di storie).
Ho letto i tuoi due libri sull’onda di quello su Pazienza, I Cavalier, l’Amor, l’Armi, la Roba. Pazienza mi interessa in gran parte per fattori generazionali, ho fatto il liceo nella seconda metà degli anni Settanta, quindi la copertina di Passpartù della PFM, il Male ecc.

Condivido solo in parte il tuo giudizio sugli autori Disney attuali, che tu definisci “negri”. Ci sono molte cose da dire.
Sull’omologazione dici cose in gran parte giuste, considera però che si tratta di un universo definito, con un suo pubblico tradizionale.
Anzi, a ripensarci non è neanche tanto vero: se un autore ha delle idee fresche e la capacità di trattarle, può fare cose interessanti e particolari anche in Disney.
E’ vero che alcuni (non tutti) fra gli sceneggiatori lavorano con atteggiamento “impiegatizio”: costruire intorno a un’ideuzza una qualche trama, 15-20 paginette dattiloscritte, una storia a settimana, orario 9-17 e la pagnotta è assicurata (negli ultimi tempi, no). Risultato: storie fiacchette e prevedibili.
Diversi disegnatori, specie giovani, sono bravi (alcuni molto bravi) a disegnare, ma per lo più incapaci di raccontare per immagini consequenziali. Risultato: vignette con continui cambi di prospettiva non giustificati, dall’alto, dal basso, grandangoli, silhouettes ed effetti grafici a profusione, ambienti stipati di oggetti. Risultato: lettura piena di ostacoli che stanca il lettore, il quale spesso abbandona a metà storia. Postilla: non mi tiro fuori dal mucchio, ho anch’io fatto storie riuscite, meno riuscite, così così.


Tuttavia, c’è un ma.
Scrivere e disegnare una storia Disney equivale ad addentare una meringa di gesso. Dall’esterno, a prima vista pare facile. Poi ti ci rompi i denti.
Ti rendi conto che facile non è, che ci sono ottant’anni di storia da studiare, che sono richieste parecchie qualità e perizie, dall’uso del pennello (infernale in Disney, essendo richiesta una mano di ferro e un tratto morbido e arrotondato) e del pennino, alla costruzione di storie che da una parte rispettino i principi classici del conflitto e dell’intreccio, dei tempi narrativi, delle caratterizzazioni dei personaggi, e dall’altra le sabotino in modo da illudere il lettore e poi sorprenderlo, e poi speziare la storia con notazioni ironiche o satiriche nella tradizione di Barks o Gottfredson. Parliamo di quella che dovrebbe essere una “buona” storia Disney.
Ed è una scuola artigianale che dura anni e ti forma al mestiere di raccontare molto più di centinaia di fanzine, di autoproduzioni indipendenti o d’”autore” o pseudo tale (nel 99% dei casi destinati al macero, o comunque prodotti a tirature di fatto irrilevanti, e che in gran parte dei casi piace solo a chi l’ha fatta, e che si considera “arrivato” allo status di autore con la spocchia e presunzione che ne consegue).
Ulteriore inciso: la Disney non rende la vita facile ai collaboratori: non paga i diritti sulle numerose ristampe e non restituisce gli originali. Tuttavia ha offerto a un centinaio e passa di autori (privi di qualsiasi raccomandazione e arrivati a collaborare con la sola forza del loro lavoro) un palcoscenico mondiale con traduzioni in numerose lingue e ristampe in Italia e all’estero. Soldi niente, purtroppo, ma il nome di un autore Disney nel suo piccolo può arrivare lontano.

C’è dell’altro, e riguarda sia Disney sia Bonelli.
Non si è ragazzi per sempre e, a meno di essere ricchi di famiglia, arriva il momento in cui ci si forma una famiglia, si deve pagare un mutuo, o si incontrano altre necessità inderogabili questioni serie, il momento in cui se uno ha un minimo la testa sulla spalle e senso di responsabilità si mette disciplinatamente alla ruota (ti assicuro che non mi fa piacere scrivere questa cosa), e la Disney (tranne quest’ultimo periodo di crisi) è o era in grado di fornire, a un autore che lavori continuativamente, una forma di stipendio (la parola ha uno sgradevole sapore piccolo borghese, ma questo è) che gli permette di vivere decentemente. A meno che uno sia un pazzo, ma non credo sia un esempio da seguire o da indicare a giovani aspiranti autori, se non vogliono arrivare a 35 o 40 anni senz’arte né parte.
Guardando la media degli ultimi cinque anni, dalla WD ho percepito annualmente cifre superiori a quanto avrei guadagnato con qualsiasi libro d’autore. Anche supponendo un guadagno netto di 1 euro sul prezzo di copertina, avrei dovuto vendere svariate decine di migliaia di copie all’anno, cosa poco verosimile al momento attuale.


Altri piccoli incisi.
Mastantuono, autore di spicco, è stato chiamato (sottolineo: chiamato) dalla Humanoides Associés, Barbucci nell’anno di uscita di Sky Doll ha superato Moebius nelle vendite, Silvio Camboni, Pierpaolo Rovero, Paolo Mottura e svariati altri. Leggendo il tuo Prima pagare ecc. non mi risulta tu abbia avuto uguale fortuna, per quanto sappia che il tuo Dalia Azzurra (non mi è piaciuto) è stato pubblicato da Humano.

Attento al “negro” Disney, Scozzari.

PS.
Mi dispiace ma ritengo piuttosto carente proprio la parte diciamo così didattica, specie in argomento tecnico.
Mi permetto di segnalare un volume veramente interessante (e non parla di fumetto). L’autore è Harry Borgman, il libro è “La china. Tecniche ad inchiostro” insieme al gemello “La matita” dello stesso autore è nella collana Editiemme – la stessa che pubblicava 15-20 anni fa i trattati di anatomia e chiaroscuro di Hogarth – contenente ampia trattazione fotografica riguardo a carte, pennini e pennelli, nonché esercizi progressivi di tratteggio e di illustrazione, con numerose varianti.
L’autore è inglese, e gli inglesi vantano un’eccellente preparazione tecnica. Basta guardare la cura, la precisione artigianale di un’inchiostrazione a pennino su una tavola di Brian Bolland (lo stile poi può non piacere, ma la tecnica è quella, non c’è storia).
E poi, tanto per fare un nome Disney, andare a studiare l’inchiostrazione pennello/pennino su Altai & Jonson di Giorgio Cavazzano.

Sfogliando a caso il tuo libro: trovo vagamente ridicola l’operazione di squadratura del foglio. Da oltre 15 anni ho un foglio con la griglia prestampata con un plotter, non faccio altro che ricalcarla sugli Schoeller al banco luminoso. Bastano 30 (trenta) secondi. Gli occhi non patiscono, tranquillo.

Ci sono poi molte altre cose su cui ci sarebbe molto da discutere (o da litigare, a seconda dei punti di vista)

Anonimo ha detto...

Mio caro anonimo disneiano, non litigherò mai con gli orgogliosi impiegati di un universo nel quale contano solo la "bravura" tecnica e il grado d'obbedienza. Abbiamo grammatiche troppo diverse.
Se vuoi stare sul mio piano (non + alto o + basso, solo il mio), se ne hai i numeri,
costruisciti prima un universo topo/papero privo. Un tuo mondo. Provaci. Poi parliamo.
Anni, ci vogliono. Altro che esercitazioni a pennello. Esercitazioni di anima e di idee, perciò lascia stare le vendite Disney, la famiglia da mantenere, le altre menate da pensionato, i "successi" di colleghi tuoi, ti prego. Non ti riguardano, come a me non riguardano il PIL dell'Italia, o la Coppa del Mondo.

Come operare, con quale senso, quali mete, quali battaglie... tutte scelte che si fanno appena si smettono i pantaloncini, se non addirittura quando ancora li si indossa. A pelle, diciamo. E nel libro spiego molto bene PERCHé non scelsi la via bonelliana al rimbecillimento.

Rileggiti poi il mio libro, ANCHE con la scorta della seguente rivelazione:
a me dei fumetti non me ne frega niente. Figurarsi della china o della squadratura.
Magari, ora che sai, ci ragioni di più, lasci perdere gli inglesi, e ti piace di più. Forse.

Anonimo ha detto...

Scusa Scozzari

a parte che di orgoglio da parte mia non se ne parla (sono uno di quelli che se può appare il meno possibile e non ha fatto né fa nulla per pubblicizzarsi), e che la mia risposta deve intendersi come risposta a una posizione un po' presuntuosa, devo dire che mi sei simpatico.

Però abbi pazienza, senza le menate dello stipendio o le fisime di pensionato di cui tu parli, mi spieghi come può vivere una persona? Come puoi dire che non gli deve interessare?

Se poi non te ne frega niente dei fumetti (non è vero, e lo sai benissimo), allora perché li fai e perché scrivi uno pseudomanuale per insegnare diciamo così l'"arte"?

Anonimo ha detto...

PS

Postillona,

Guarda che se parli di bravura tecnica come metro di giudizio, devo dire che hai espresso un giudizio alquanto miope: Gottfredson/Walsh + Barks (studiare o ripassare please).
Lo stesso che dire Alex Toth o altro.
Siccome del fumetto te ne frega e come, sai benissimo di cosa sto parlando e a cosa mi riferisco.

In secondo luogo, sono uno di quelli cui la tecnica interessa solo se in funzione e a servizio della narrazione, quindi senza fronzoli.

per venire alle esperienze di vita di cui tu parli, ahi per te, leggendo delle tue esperienze non vedo molto di diverso da quelle di un qualunque medio italiano nato dagli anni Quaranta.
Pur essendo più giovane di te (ma non di molto), posso purtroppo "vantare" molte cose analoghe a quelle da te descritte, inclusi amici morti per droga e vecchiette stritolate da betoniere, autopsie all'istituto di Medicina Legale e battaglie sindacali.

Non mi sento nemmeno particolarmente impiegato né niente. Ho semplicemente un qualche talento, magari piccolo, e disegnare è la cosa che più mi piace fare e riesco a fare con soddisfazione.

Anonimo ha detto...

E voglio anche rincarare la dose.
Parli di obbedienza di gerarchia e di bravura tecnica come unico parametro Disney.
Valutazione assolutamente infondata.

Dall'altro lato, ho visto molti pseudo aspiranti autori, eccellenti solo in presunzione ma nullità complete, sparare a zero sul mondo editoriale con argomentazioni al limite del demenziale, considerandosi geni incompresi in un mondo di stronzi e incompetenti.
E' bastata un'occhiata a quello che fanno (o che peggio si propongono di fare, riempiendosi la bocca e non concludendo nulla) per capire chi hai di fronte: una nullità, appunto.

Seconda cosa: mi inviti a crearmi un mondo topo/papero privo, in seguito al quale eventualmente parlare (a che titolo poi, vorrei sapere: i miei interlocutori sarebbero eventualmente altri e non te, con tutto il rispetto). 1) come ti ho scritto nel precedente messaggio, diversi negri disneyani hanno prodotto un loro universo topo/papero privo (Ziche, Mastantuono, Mottura, Camboni, Barbucci, Rovero) con esiti sui quali si può discutere fin che si vuole, ma l'hanno fatto. Chissà che non abbiano più lettori di te. Ma d'altra parte a te del fumetto non te ne frega niente, hai dedicato la vita a una cosa di cui non ti frega nulla pertanto la ragione è naturalmente dalla tua parte.

Bis. Parli di anni che ci vogliono a creare un universo, paragonandolo a esercizi di inchiostrazioni. 20 (venti) e più anni mi qualificano, eccome, a contraddirti. Sta tranquillo che c'è ben altro, oltre alla pura tecnica grafica.

Non hai scelto la via Bonelliana al rimbecillimento, o non eri semplicemente in grado di produrre un minimo livello di qualità accettabile?
Oppure lo eri, ma non eri in grado di accettare la normale discussione - a volte anche con il redattore poco preparato o incapace, questo è vero come lo è in qualsiasi ambiente sociale o umano - o confronto professionale tipico di qualsiasi confronto, anche quello tra autore e lettore?
Ma probabilmente dei lettori non te ne frega nulla. Non ti interessa.

E invece, non si tratta di cose che non ti (non mi riguardano), visto che nel libro pensi di offrire indicazioni ad aspiranti autori.

Luce da luce, l'indicazione di presentarsi al colloquio con l'editore con la spremuta d'arancia per non farsi puzzare l'alito a chi è diretta di preciso, a qualche disadattato?
Insieme a una prosa intessuta di sciocchezze, fatuità linguistiche e spiritosaggini assortite da scrittore dilettante che annoiano il lettore anziché interessarlo? E che te la giura per la vita?
Ahiahiahia, hai toppato proprio nel tuo assioma di base.

Luce da luce? Col massimo rispetto, sei una lampadina da 20 watt OSRAM (io ancora di meno: 15 watt, sono senz'altro - senza ironia - inferiore a te in termini di talento).

Comunque mi consola il tuo esempio: a 62 anni anche io scriverò una biografia illuminante parlando di come da bambino giocavo con Ercolino Sempreimpiedi, della mia bocciatura alla maturità e al mio divorzio, della morte per overdose di un caro amico d'infanzia e delle corna di colleghi e conoscenti. I lettori (pardon, gli adepti) dovranno mettersi gli occhiali da sole per non abbagliarsi.

Con osservanza.

Il tuo avversario negro disneyano (giustamente anonimo, non vale neppure la pena di esporsi).

Anonimo ha detto...

Cara mini mini Osram,
l'acrimonia da "godrei-se-potessi" dei tuoi elaborati mi suggerisce ancor meglio quel che già sospettavo, e che ti ho già detto alla prima puntata: data la natura del mestiere che eserciti, per come lo eserciti, in quali piegoline ti sei rintanato, non sei strutturato per capire. Non lo fosti mai, per cui fa' come me: rinuncia a convincere l' "altro".
Rimani come sei, produci, e sii contento della tua fabbrica: di te non c'è e non ci sarà traccia. Fu una tua scelta, chi sono io per sindacare le vite e i rodimenti degli ingranaggini?

Anonimo ha detto...

Va bene Filippo, facciamo pace!

Mi scuso per l'acrimoni degli interventi, era uno sfogo personale un po' sciocco.

Diciamo questa cosa: io faccio una cosa con impegno artigianale e tanta buona volontà perché mi piace (a ognuno i suoi limiti) e non mi in generale sembra simpatico - mia convinzione personale - disprezzare o guardare dall'alto in basso la fatica degli altri. E' possibile che abbia frainteso. Tutto qua.

Ho sbagliato ad attaccarti un po' velenosamente e con un pizzico di vigliaccheria non firmandomi, e di questo ti chiedo scusa.

Spero che se un giorno dovessimo incontrarci, l'incidente non comprometta la possibilità di fare due chiacchiere.

Ti saluto

Enrico Faccini (Genova)

Anonimo ha detto...

Ok, in nome degli immensi Skuravy e Aguilera d'antan...
Forza Genova (che ha la maglia + bella di quella del Bologna, porc).
[Quasi].