mercoledì 20 febbraio 2008

CHIACCHIERIAMUS D'ARIA FRITTA (proprio come nei veri blog)

Autointervistina

Il rullio nelle orecchie.
Chi ce l'ha, e chi non ce l'ha. L'avete voi?

Sul finire degli anni Settanta, il gruppo di Cannibale decise che era ora di farla finita con le storie di fantascienza, con gli eroi volanti e coi mostri; il fumetto doveva entrare in competizione con la realtà, con la cronaca. Nacque così quello che è stato definito il fumetto politico.
- Mmm... capisco la sua voglia di leggenda, ma non andò esattamente così. In realtà nessuno decise niente in questo senso. In Cannibale l'unica molla a spingere ognuno di noi egotisti era cercare di superare la magia della storia che Tanino e Paz e Mattioli e Tamburo e Scòzz si erano inventati mezz'ora prima o la settimana prima. Se mai una magia si può battere... Ognuno cercava di convincere gli altri che solo il suo cervello, in quel momento, fosse quanto di meglio esistesse su piazza. Siamo stati il gruppo più privo di Manifesti Programmatici e più ricco di guanti di sfida che abbia mai calcato le scene dell'Arte Bimba, come la chiamo. E poi eravamo circondati, assediati, minacciati da tanti di quei mostri, eravamo stimolati al nostro intorno da tanta di quell'idiozia radioattiva, che voltarla solo in fantascienza – che pure frequentammo – lo percepivamo come fatuo raddoppio dell’esistente. Ad ogni buon conto il senso complessivo di un percorso può essere etichettato, se non capito, solo al traguardo. Insomma, non almanaccavamo a tavolino. Facevamo. Poi morimmo. E vennero i critici. Gli storici. Le tesi. Le riscoperte. I rimpianti. L’arraffo dei resti. L’ex post. Sono troppo colto?

Si. No. Stia calmo. Ok, si mise a disegnare storie che parlavano di fatti reali. Il fumetto di realtà, lo targano adesso. "Un Buon Impiego" (il '77 a Bologna), "Fango" (il disastro di Seveso), "Punteggio Mille" (i disoccupati e la corruzione), "Fondi di tenebra" (il caso Montedison), per citarne qualcuno.
- Be', oltre alla collera furiosa per lo scempio al quale stavo assistendo, uno scempio di portata planetaria che non si è arrestato mai, e che ai miei cosiddetti colleghi di allora pareva non facesse assolutamente impressione, impegnati com’erano in mafalde e valentine e cauboi e cortissimi maltesi, devo ammettere che spesso fui stimolato da una committenza abbastanza illuminata. Ora la luce si è spenta, o l’hanno spenta, ed escono antologie su Tex, Dylan Dog, Diabolik, ed altre noie dello stesso livello ma, ad esempio, "Fondi di Tenebra" me lo commissionò Panorama, che aveva deciso di raccontare a fumetti trent'anni di porcate italiane. "Punteggio Mille", un fumetto sul precariato giovanile, apparve in un inserto "per i zovani" che Il Resto del Carlino faceva dirigere a Bonvi. "Un Buon Impiego" fu pubblicato da Linus senza tanti mih moh mah. Le redazioni dei giornali e delle riviste non erano contagiate dalla calma piatta di adesso e, pur non essendo affatto una regola, ahimè, poteva benissimo accadere di esser convocati per progetti che ora non si usano più.

Uno dei personaggi nati in quel periodo fu il Dottor Gek, un investigatore al soldo del Partitone, il P.C.I.
- Un servo apparentemente decerebrato, che a volte subiva, a volte obbediva zelante, a volte si permetteva iniziative personali, e quasi sempre capiva, o pensava di aver capito, solo alla fine. Nella bulagna di Zangheri & successori, di funzionarietti e funzionarioni, replica periferica di un partito berlinguerian-democristiano destinato al dimenticatoio, era facile, pressoché obbligatorio, prendersela con gli stolti che si dilettavano nella stanza dei bottoni. Guardi che fine hanno fatto. Avevano tutto in mano, mille possibilità, un universo da reinventare, e guardi lei a che cosa hanno ceduto il passo: macellai, eroina, cavalli arabi. Ed ora c'è un sindacalista, al quale non par vero di poter comandare senza tante concertazioni. Hanno buttato nel tombino le chiavi del paradiso. Durante i miei riposini più rilassati, zeppo di camomilla e con la papalina in testa, non riesco a pensare a loro se non come a minchie allucinanti.

Da queste esperienze il panorama del fumetto italiano uscì profondamente modificato.
- Aspetti un attimo. Mi dispiace deluderla. Questo è ciò che a molti piace pensare oggi, a gioco strafermo, per assolversi da un’inerzia e una cecità totali su quel che di importante succedeva allora, ma il panorama del fumetto italiano non ne uscì modificato affatto. Le cifre di quel che si vende, anzi, quel che si vende, sono lì a smentirla. D’altra parte non so che cosa lei intenda per fumetto italiano. Non avevamo nulla in comune con le catene di montaggio della Bonelli e dell'editoria porno, o con lo zucchero filato Disney, o col salottificio sinistroide della Rizzoli, questo senz'altro; ci piaceva raccontare storie a modo nostro, esplorare temi assolutamente estranei e devianti per le edicole di allora (e di adesso), flippare da pulpiti rigorosamente non ufficiali. Ma la targa di “fenomeno” ti blinda al volo nel novero dei matti, del "sì, sì, vabbe’, occhei, molto bravi, abbiamo capito, ma la realtà è un'altra". Così, dopo un po' di anni, ti accorgi che è vero, la realtà è un'altra: ha vinto Martin Mystère, un mio cognato colleziona Giulia. La pallottola con cui Tenco si è ucciso non ha cambiato San Remo, ha cambiato solo Tenco; né lui né lei avevano opzioni. Cannibale e Frigo hanno senza dubbio allevato intere scolaresche, ma le vede lei? Urlano da qualche parte? Operano? Si fanno notare? Alcuni, bravi e tosti, si stanno guadagnando il paradiso, ma sono pochissimi, solitari anzi, ed il concetto di tribù se n’è andato. Chissà... forse sto esagerando per troppa fretta, magari si tratta semplicemente di avere la pazienza dei gatti e dei cinesi…
Sento a pelle che l’errore di fondo è il prender parte a recite scritte da altri, su palc/osceni edificati da altri; a volte scopro che persino quando il copione te lo sei scritto tu, al massimo ti concedono la parte del giullare divertente. “Dai, fàcce ride…”, l’ha mai sentita? Se sfoglia il catalogo Bolaffi, e visita l'annata 1997, scoprirà che San Marino ha dedicato una serie di sedici francobolli, o "valori", alla "Storia del fumetto italiano". PazZanardi (800 Lire) è lì che affoga tra Quadratino e Kit Carson, Bobo e Valentina, Diabolik e Sturmtruppen e Bonaventura e la Pimpa e altre inutilità. Si sono presi la loro vendetta, l'hanno lisciviato e, privato della sua specificità, Paz è diventato un pezzo di carta con la colla sulla schiena come gli altri...
Eravamo troppo pochi, troppo bravi, e nessuno poté o s'azzardò o ebbe voglia di raccogliere la bandera del dopo. A volte lo sento come un demerito, a volte mi rispondo che non era compito nostro allevare figli o nipoti o pronipoti, certo non l’avevamo in programma, a volte non me ne frega nulla. Devo ancora decidere, ma mi sa che alla fine sceglierò di infischiarmene: vedo vivere ed operare canaglia, che pur avendo gironzolato sotto la nostra bandiera, arriva a proclamarsi portavoce dell’avanguardia soft, riscuotendo applausi: Finalmente! Uno che osa! Ma con giudizio! Bravò! Bravò!
Con questi esempi davanti capisce anche lei come la pratica del pensiero sovversivo sia ormai solo un passatempo adatto a pastori che non praticano le sottigliezze del mercato…
Abbiamo allattato un bel po’ di mentecatti, voilà, altro che “fumetto italiano modificato”…

A parte il suo esordio su Linus e Alter, lei ha lavorato sempre per produzioni indipendenti come il Male, Cannibale, Frigidaire. Perché?
- Su, su, chi lavora in casa d’altri lo sa. Ad un certo punto ti vuoi mettere in proprio, devi. La vecchia faccenda delle altrui scale e dell’altrui pane, che puoi risolvere solo tagliando la corda.

Le sue ultime storie, e chissà quando ne farà altre, sembrano schizzare ognuna in una direzione diversa: "Fiume Fiume" è una riflessione sull’inutilità delle fughe; "War Perfumes" fotografa la pornografia della guerra, e "a Baghdad, A BAGHDAD" canta la cretineria di chi si fa incantare dalle parole d’ordine.
- Un proverbio afgano, che illustrai per
FRIGIDAIRE, mi conquistò appena lo lessi. Intima di "Non Morire Prima di Morire". In maniera meno lapidaria ed esotica, confesso che m'è rimasto er gusto ‘da ricierca. Faccio sempre più fatica a non affogare nella liquidissima merda del mondo, lo confesso, ma ad ogni sfida bisogna pur cercare di rispondere, anche se va detto che perfino nel ramo Sfide ormai è un casino.
Specialmente quelli che hai frequentato in ere precedenti tirano a combinartene di tutti i colori, ti convocano per disegnare gratis un manifestino, l’etichetta di un olio, ti invitano alle loro feste, alle loro inaugurazioni, alle loro fiere, ti usano per rinfrescare stinte bandiere, una volta giovani, vigorose, ehm, garrenti, ed ora sconciate a coperte da cavallo… sono cambiati e fanno finta di non essere cambiati, ti spiegano che continuano a condurre le stesse battaglie di sempre, su, partecipa, famme l’etichetta gratis, dai. Brrrr. Adesso so come si sentono le coccarde sui baveri, durante le sfilate per commemorare le guerre perse...
Aharumf... T- tornando ai fumetti, certo non mi beccherà mai a disegnare manga, o superflui super eroi. Se dovesse succedere, sappia fin da ora che non sono io, che mi hanno sostituito con un simulacro. Ho fatto una TAC al cervello, la settimana scorsa, ed è risultato che mi si sta rimpicciolendo. Quando sarà delle dimensioni di una prugna andrò a fare il negro per Dylan Dog, se mi vorranno. Andrò in tv a far lo spiritoso a comando, come Vauro. Bei soldini, dicono. Chissà se sono scemo... forse sì, forse ho già il cervello a nocciola.

Senta. A sentir questi vecchi/nuovi tamburi di guerra, Corea, Iran, aaancora il Kossovo, qual è la sua reazione?
- Diiio, le domande di moda... A che cosa serve parlarne, me lo spiega? C'è sempre qualche demente che ci riprova, qualche Chief Executive Officer che va matto per versare il sangue altrui, e che fa veramente suo, ma capovolgendolo, il detto dentonico "La prossima battaglia lo rifaccio". Solo che la mia Suor Dentona operava per fini superiori, e i farabutti mai mezza volta, nemmeno per sbaglio.
Bush non concede la grazia a nessuno: da governatore autenticamente texano prima, e da Super CEO poi, ha sempre mandato papi e popoli a far delle pugnette. Non ha mai mutato gusti e inclinazioni, ed è sempre lì che lo rifà: gasatemi il condannato, trasferitelo di nascosto, torturatelo, accendetegli la sedia, bombardatemelo, fosforizzatemelo, please, per il mio Comitato d’Affari e per la Più Grande America, of course. È ancora il “Do it!” di Jerry Rubin, ricorda?, in chiave patriopetrolmerdosa. Ma non diamogli troppo addosso: tra poco se ne andrà, tirerà su una fondazione, alla quale regalerà carteggi e memorie aggiustate, o coperte dal secret fino al 3000, infine creperà di cirrosi. Il problema vero è che il nuovo incaricato non sarà diverso: li allevano fin da piccoli, nelle loro fabbriche di miliardari ne hanno intere batterie. Escogitano truffe clamorose pur di farli arrivare in cima, l’ha visto, no?, e nessuno a impiccare o incendiare niente. Questa volta sono in lizza una donna ed un negro. Chiunque vinca, finalmente anche là potranno dire che negri e donne sono uguali agli altri, il che chiude a compasso il mio ragionamento. D’altra parte ormai quasi un sesto degli americani viene dal Sud America e dall’Asia, da zone del globo nelle quali non c’è una grandissima abitudine a votare per il meglio, anzi a votare. Perché dovrebbero farlo nella nuova patria, o tirar molotov, rompere le scatole? Vede, caro Scòzzari, già Reagan postulò la non negoziabilità del sogno americano, e dopo di lui nessun mister President s’è sognato di tornarci su, il che vuol dire che da almeno vent’anni lo status quo americanus
non è negoziabile, se mai lo è stato. Il mondo deve andar così, o i miliardari ci rimettono. Due torri che van giù costano meno della riedificazione di una società.
Se pensa che la Monsanto sta cercando di capire come gestire le ONG del mondo, e anzi come diventare ONG pure lei, per vendere ai disperati dell’India e dell’Africa la sua acqua nelle sue bottigliette di plastica, senza problems etici o morali, ha già capito l’inutilità della matita. Hai voglia a far fumetti…
E perchè non mi chiede come siam messi in casa nostra?

Dopo. In questi ultimi anni lei si è dedicato anche alla letteratura. Oltre alla rievocazione degli anni 70 in "Prima pagare poi ricordare", ha scritto racconti, il romanzo "L'isterico a metano"….
- Ho scritto "XXX, racconti porni", che, esattamente come "Prima pagare", Castelvecchi non ha mai pagato. Tirature pirata questo sì, ma pagare questo mai. Del resto non ha mai pagato nessuno, ed è quindi una fortuna universale che sia sparito dalla circolazione. Non so che fine abbia fatto, ma immagino si sia impiccato: era intelligente. O che lo abbiano impiccato: c’è ancora gente intelligente. Poi “Cuore di Edmondo", poi... aah, su, non serve a nulla. Chi li ha letti li ha letti, chi non li ha letti colpa sua. E degli Uffici Diffusione, va da se’.

Va da sé. Ora perché non si decide a parlare del suo ultimo “Memorie dell’Arte Bimba”? Mi sono alzato alle cinque per venire a farle ‘sta domanda.
- Siccome sono scemo, ho voluto sottoporre Arte Bimba ai giudizi di un pool di β lettori, in parte sconosciuti incontrati nella Rete, in parte amici, ma tutti a vario titolo appartenenti alla scena italiana dei comics, con l’ordine di cavarmi la pelle, se fosse stato il caso: ero ubriaco di me stesso, e ho dovuto appaltare a terzi eventuali correzioni, miglioramenti, suggerimenti. Esternalizzare, come dicono alle Poste o in Ferrovia.
Naturalmente è scoppiato un gran putiferio: e non hai messo questo, e non hai parlato di Tizio, e perché salti quello… oltre al fatto che davano giudizi sempre entusiastici, invece di impugnare il lapis rossoblu come avevo pregato. Non erano quelli gli aiuti che mi servivano, avevo sbagliato a rivolgermi ad altri autori e ad altri maniaci. Se non parli della Marvel e dei manga o del nuovo trend delle comic novel vivi nell’Errore, sei un povero ignorante, e solo a lettura ultimata accettavano la mia forsennata partigianeria... alcuni.
Avevano scambiato la porzione "Manuale" di Memorie dell’Arte Bimba per un manuale vero! Capivano e non capivano la natura del loro fraintendimento, ma continuavano a guardarmi strano, anche dopo che avevo finito di spiegar tutto, come sto facendo con lei. Se si mette a guardarmi strano perfino lei, è andata.
Per edificare il mio Memorie dell’Arte Bimba mi son servito dei fumetti perché son nato fumettaro, benchè ora non me ne sbatta più nulla, soprattutto a causa di quel che son diventati, di quel che sono sempre stati.
Nel mio libro il Fumetto è un pretesto, un trucco, un pigiama drammaturgico; l’ho usato perché al pari di molti altri l’ho praticato, l’ho amato, lo conosco, ma se fossi nato lavandaia avrei scritto un libro identico, pur cantando di mani rosse, acque fredde, pessimi saponi, chioccolìo di fontane e signore stronze. Nella seconda parte poi, resa pazza dai vapori di varechina e sapone di Marsiglia inalati per tanti anni, avrei arringato, pulito il mondo con un Manuale sul come va fatto un Buon Bucato, sul nuovo significato da imprimere al concetto di Bucato...
Eccolo, il senso di questo fintissimo Manuale: il percorso di un bimbo che si ammala di Disegnite Perniciosa, cerca una strada, e poi, sulla scorta di quello che crede d’aver imparato, s’impalca e dà lezioni agli altri sullo stato dell’Universo. La volti in termini di lavandare, e poi dica se non sarebbe stato ugualmente un libro divertente.
Insomma, parafrasando ciò che dico nelle pagine iniziali, ho inventato la filogenesi che mi ha promosso da bimbo–a–tentoni in Artista Concionante. Da bimbo quasi sano a quasi vecchio francamente pazzo.

Che cosa la spinge a disegnare, a scrivere, a inventare ancora? Glielo chiedeva anche la copertina di questo libro, prima che ci piazzassero sopra le manazze: perchè non la pianta?
-
E' il rullìo. Molti lo hanno, molti. Una notte ogni sei mesi mi sveglio di colpo, tutto un sudore. Invano consulto la luna fredda che buca le tendine: checcè, che è stato, chi mi chiama, che cos'è 'sto rullìo di tamburi? Rancas, sei tu? Perché non dormi, maledizione?
Un fantasma brizzolato, tarmato, vestito da tamburino, con voce stizzita e senile mi frinisce esausto nelle recchie:
"Frii, frii, frii... Sei ancora vegeto, figlio mio fannullone? Te ne stai lì steso, con tutto quel che c’è da fare? Ascolta, m’è venuta un’ideahhhhh…".
E a quel vecchio malvissuto, che da bambino chiamavo U, che a volte ho chiamato Ciro Cinzano, a volte Flìp La Folì, ma sempre di più mi vien da chiamarlo Flìp Le Morroyd, a quel rompi non sempre si può mostrare il medio levato, sibilandogli Ho Già Dato. In genere le idee che vuole instillare con le sue calcolatissime apparizioni mi procurano rabbie e sudori e balbettii; devo metterle su carta o schiatto. In questo è veramente bravissimo.
Va però aggiunto che se ogni tanto arrivassero anche un po' di soldi, assieme a quei sussurri oltretombali e a quei raschi di radici sotterranee, risponderei con ancor più battagliera sollecitudine. Un dio migliore, sarei, se riuscissi mai a captare il fruscio dei dindi, e non solo dei miei neuroni. Una volta su cinque, ecco, non chiedo molto.
Perciò, visto che le presenti condizioni non mutano, e che per come la vedo io non muteranno tanto in fretta, questi semestrali rullii non ho difficoltà a definirli rullii del cazzo.

4 commenti:

! ha detto...

In mancanza di commenti l'Autointervistina me la commento io, Muà Mem. La spiego, anzi: era a chiusura di "Memorie dell'Arte Bimba", e un po' menandola, un po' facendo la ruota, fornivo una sorta di giustificazione politica alle mie smargiassate. Sforzo inutile: sui tavoli degli Editori regna, veneratissima, Sora Cesoia, un gran brutto arnese, spesso usato a cazzo, per cui non m'è rimasto che infilarla qui. Oltretutto non sopporto gli "inediti". Ora potete valutare chi ha avuto ragione: muà a metterla o Sora a cavarla?

LASCIMMIA ha detto...

commento!

parole sante sig.S.
ci siamo presi la libertà di rimbalzarne una porzione sul nostro blogghino, allegando il "martire con gatti".

ossequi.

p.s. se potessimo avere un suo indirizzo fisico le manderemmo volentieri i due numeri della nostra rivistina di piglio punk sbarbato. cosìcchè lei possa insultare il sudore della nostra schiena come solo Lei sa fare!

Anonimo ha detto...

Quale e dove sarebbe il vs blogghino? Così so con ki ho a ke fare, anche se la frase "punk sbarbato" mi predispone al peggio.
Insomma, l'indirizzo prima voi.

LASCIMMIA ha detto...

c'ha trovato alla fine!
è stato facile no?
punk sbarbato è appunto per quel "bah, mi aspettavo peggio" a cui miriamo.
siamo scimmie oneste, non le mandiamo pacchi bomba, bollette da pagare, discreti pacchi anonimi o simili, può fidarsi..